Diabrotica del mais
Le misure fitosanitarie
L'azione più incisiva riguarda gli ambiti di insediamento, dove la specie è stata confermata per almeno due anni consecutivi e dove può rappresentare una seria minaccia per le coltivazioni.
Ragioni tecniche ed economiche fanno ritenere che per per contenere i danni da diabrotica del mais in aree infestate, senza pregiudicare oltre modo la redditività, la coltura non debba succedere a se stessa per più di tre anni consecutivi nello stesso appezzamento.
Oltre tale periodo, la libera crescita delle popolazioni nel campo e le immigrazioni da altri campi infestati limitrofi spingono verso un aggravamento delle infestazioni, con gravi ripercussioni a livello aziendale e collettivo.
Tale misura, di buona pratica agricola, è stata quindi inserita nei decreti regionali di recepimento per la lotta contro la diabrotica del mais, con decorrenza dal 2006.
Va detto che una tale misura può avere riscontri positivi solo in assenza di elevate infestazioni, perché in altre situazioni, le reimmigrazioni successive possono contrastare i benefici effetti della rottura della prolungata monosuccessione e degli interventi insetticidi. I provvedimenti normativi non hanno reso obbligatorio il trattamento contro gli adulti della diabrotica, ma i trattamenti insetticidi effettuati su base volontaria sopra chioma contro la piralide del mais hanno di sicuro avuto effetti secondari anche nel contrastare la diffusione della diabrotica.
Nelle zone a popolazione molto bassa, dove la specie non è stata né rilevata, né confermata, in caso di nuove intercettazioni il Servizio fitosanitario impartisce indicazioni per consentire l'effettuazione di tempestivi interventi.